urbanistica di San Severo

Una vista della "piazzetta coperta " nel 2010 prima dei lavori di restauro.
Uno sguardo panoramico su San Severo mette in evidenza una  città il cui sviluppo  urbanistico è avvenuto senza alcuna regola. Non che siano mancati gli strumenti di pianificazione, quello che semmai è venuto meno è stato il senso civico in grado di consentire l'adeguamento ai suddetti piani, oppure, per dirla in breve , il senso civico in  assoluto. Ogni imposizione come i limiti di altezza, il rispetto delle distanze..è stata vista dal cittadino di San Severo come una grave limitazione alla propria libertà, una sorta di mortificazione della individualità. Ed allora si è preferito il ricorso al sotterfugio, al sottobosco normativo, magari con il tacito consenso degli organi di tutela, con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti. 

 Un doveroso sguardo sul passato

Eppure, a guardarli bene, i primi piani regolatori di fine ottocento avevano disegnato la città con uno spirito innovatore e con la dovuta attenzione alle necessità abitative del cittadino di San Severo. 
Gli urbanisti di fine ottocento ci hanno regalato un viale della stazione con la vista del Gargano sullo sfondo, Corso Garibaldi con i giardini pubblici e , cosa più importante, una viabilità che, concepita per svolgere una doppia funzione,  igienica e di collegamento , ancora oggi è in grado di accogliere gli attuali flussi veicolari , inesistenti all'epoca della sua progettazione. Non a caso  l'ing. A. Greco, progettista del piano regolatore del 1998 era di Napoli ed aveva il suo studio al Rettifilo (corso Umberto); Per il risanamento igienico di Napoli ai tempi del colera venne varato un piano regolatore che prevedeva la realizzazione di un lungo asse (corso Umberto o rettifilo) che da via Roma ai piedi della collina di san Martino si snodava fino al piazzale della attuale stazione ferroviaria (piazza Garibaldi). Il rettifilo, nel suo percorso , era caratterizzato dalla presenza di piazze circolari , in corrispondenza degli incroci con le strade più importanti. La funzione di queste piazze , oltre a quella estetica, era quella di creare una ventilazione programmata, in grado di assicurare il ricambio di aria nei vicoli angusti caratterizzanti il tessuto urbano della città vecchia.
L'asse viario proposto dall'ing. Greco per San Severo era molto semplice sia nel disegno che nelle intenzioni. Da palazzo Recca una strada rettilinea raggiungeva piazza Cavallotti dove svoltava a destra proseguendo, sempre in maniera rettilnea , fino a raggiungere la stazione ferroviaria. Da Piazza Castello a Piazza Cavallotti  la ventilazione era assicurata , anche nelle parallele e nelle traverse. Infatti il progettista ha riproposto, ovviamente a scala ridotta, lo stesso principio fisico usato nel rettifilo di Napoli. Per assicurare anche una certa proporzione architettonica nella costruzione degli edifici furono dettate delle regole da adoperare nel dimensionamento delle aperture. Il principio ha funzionato perchè corso Gramsci è una delle strade meglio proporzionate di San Severo.

La lettura della relazione di accompagnamento al piano regolatore (Greco - Bonomo) mostra come al centro di ogni concetto urbanistico è stato tenuto presente  il cittadino, con i suoi rapporti sia economici che sociali. I marciapiedi, ad esempio, erano dimensionati in previsione della passeggiata della famiglia: la larghezza del marciapiede, lungo la strada principale era tale che, incontrandosi due nuclei familiari, nessuno dovesse cedere il passo all'altro. Le regole proseguivano toccando argomenti non prettamente tecnici, come la rete che i venditori dovevano mettere sopra la frutta esposta, precisandone addirittura il colore. Erano tempi in cui i problemi principali riguardavano soprattutto lo smaltimento delle acque piovane, la previsione delle fognature; il traffico a motore non ancora esisteva. Ho avuto occasione di leggere ( non nella citata relazione) che nell'ottocento ci si preoccupò anche del rimboschimento di alcune zone a nord del paese a protezione dei venti più violenti. Sarà stato un caso, ma nel dicembre 1980, subito dopo il disboscamento della zona di Torre dei Giunchi e del Boschetto di Lembo un vento fortissimo provocò l'abbattimento di numerosi alberi su viale II Giugno e la caduta di pini secolari nella villa comunale, compreso il famoso pino inclinato a lato dell'orchestra, fondale consueto per chi, sposandosi,  decideva di fare il servizio fotografico nella villa comunale.

Cercando tra le vecchie delibere comunali.......
Delibera comunale del 20 luglio 1882 (sindaco Filippo d'Alfonso)
In questa seduta si ricorda che con atto del 18 marzo 1882 era stata deliberata la demolizione di porticati in piazza per pubblica utilità. Il progetto fu redatto dall'ing. Augusto Greco e fu approvato in Consiglio il 7 giugno dello stesso anno per una somma di £.2338,36 ( £. 1600,47 per indennizzo ai proprietari e £.737,89 per i lavori di rifacimento della facciata) Le proprietarie erano le signore D'Uva , rappresentate dall'ing. Angelitti (curò la pavimentazione del centro storico con zanelle, basole e ciottoli di grandi dimensione provenienti dalla vicina Torremaggiore)
Da una planimetria redatta dall'ing. Augusto Greco: il corpo demolito è riportato  con un tratteggio rosso in asse con l'Arco della Neve tra il  Teatro Comunale (il vecchio teatro real borbonico) ed il Seminario. La lapide riportante la vecchia toponomastica con il nome di via Vaglio è attualmente incastrata nella pavimentazione del cortile di palazzo Celestini, di fronte all'ingresso.


PIANO CASA 
Nel   2009, per dare un respiro alle imprese edili è stata varata la legge regionale n.14. A questa legge è seguita nel settembre dello stesso anno una delibera comunale che consentiva la demolizione in centro storico con aumento della volumetria. Gli errori urbanistici si manifestano nel tempo più o meno lungo. Questa delibera , con le diverse interpretazioni e applicazioni , ha stravolto l'aspetto del centro storico, contro gli stessi principi di una legge regionale che, a leggerla bene,  poteva essere anche più chiara nel definire il campo di non applicazione.Non si deve dimenticare che nel 2006 San Severo ottenne il riconoscimento di "Città d'Arte", limitatamente al centro storico. Questo riconoscimento lasciava intravedere un futuro diverso per il nostro paese, con l'incremento del turismo culturale.

Invece si è preferito distruggere il nostro passato nel tentativo di risanare un mercato da sempre in crisi. 



Riflessioni sulla delibera del 22 settembre 2009

Con la proposta n.14 del 22 settembre 2009 il Consiglio comunale di San Severo ha deliberato di applicare agli interventi edilizi in ambito comunale, il bonus volumetrico previsto dalla legge 14/09, applicandolo indiscriminatamente alla zona A e B , superando le limitazioni imposte dalla stessa legge. Eppure, nella stessa delibera (in seconda pagina) , si fa riferimento allo ”spirito dell’intesa stipulata tra stato, regioni ed enti locali in data 1 aprile 2009”.
Allora, leggiamo la prima pagina della conferenza Stato-Regioni ed Enti locali, intesa del 31 marzo 2009 promulgata il 1 aprile 2009.
“Governo, Regioni ed Enti locali convengono la seguente intesa:
Per favorire iniziative volte al rilancio dell’economia ……..
Le Regioni si impegnano ad approvare entro e non oltre 90 giorni proprie leggi ispirate preferibilmente ai seguenti obiettivi:
a) omissis……
b) omissis…..
c) omissis….
Tali interventi edilizi non possono riferirsi ad edifici abusivi o nei centri storici o in aree di inedificabilità assoluta.”
Lo spirito dell’intesa appare chiaro: tranne che nei centri storici.
La legge regionale 14/2009 all’art.6 pag.15708 Limiti di applicazione comma 1 recita:
“1. Non è ammessa la realizzazione degli interventi di cui agli articoli 3 e 4:
a)     all’interno delle zone territoriali omogenee A) di cui all’articolo 2 del D.M. lavori pubblici1444/1968 o a esse assimilabili, così come definite dagli strumenti urbanistici generali o dagli atti di governo comunali , salvo che questi strumenti o atti consentano interventi edilizi di tale natura.
La delibera comunale succitata, nelle premesse, prende atto dei limiti edificatori in zona A imposti sia dal PRG vigente che dal PUG all’epoca adottato.
Ciononostante, nella delibera si legge che per perseguire le finalità della legge si decide di andare contro la legge stessa. Tutto quello che è stato scritto dopo tale decisione non risponde più a nessun costrutto logico. L’unico  indirizzo chiaro  è che con tale delibera è stata decretata la distruzione del centro storico , dove l’unico obiettivo da raggiungere a tutti i costi  è l’incremento volumetrico.
A questo punto, occorrerebbe leggere attentamente l’art. 4 –Interventi straordinari di demolizione e ricostruzione- a pag.15706  del Bollettino Ufficiale della Regione Puglia.
Al comma 4 si legge:
“ L’incremento volumetrico previsto al comma 3 si applica a condizione che la ricostruzione venga realizzata secondo i criteri di edilizia sostenibile indicati dalla legge regionale 10 giugno 2008 n.13 (norme per l’abitare sostenibile). A tal fine, l’edificio ricostruito deve acquisire almeno il punteggio 2 nello strumento di valutazione previsto dalla l.r. 13/2008 e dotarsi della certificazione di cui all’art.9 della stessa legge prima del rilascio del certificato di agibilità.”

Andiamo allora a leggere quali sono i criteri di edilizia sostenibile che dovrebbero caratterizzare gli interventi edilizi.
Legge Regionale 10 giugno 2008 n.13
Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n.93 del 13/06/2008 pag.11226

Art.2 (Definizioni)
Comma1 .Ai fini della presente legge sono interventi di edilizia sostenibile gli interventi in edilizia pubblica o privata, denominati anche edilizia naturale, ecologica, bio-eco-compatibile, bioecologica, bioedilizia e simili, che hanno i seguenti requisiti:
a) omissis…
b) omissis…
c) omissis…
d) tutelano l’identità storico culturale degli agglomerati urbani e favoriscono il mantenimento dei caratteri storici e tipologici legati alla tradizione degli edifici, in ragione dei relativi caratteri di durevolezza, efficienza energetica e salubrità;
e) utilizzano materiali naturali, con particolare riferimento a quelli di provenienza locale, per salvaguardare i caratteri storici e tipologici della tradizione costruttiva locale.

Alla luce di quanto sopra esposto appare chiaro che un’operazione edilizia consistente ad esempio, nell’abbattimento di un fabbricato settecentesco con cortile interno aperto e nella sua sostituzione con edilizia intensiva avente la struttura in cemento armato non rientra affatto negli interventi che possono beneficiare del bonus volumetrico.

Altro punto non condivisibile della delibera è il 3) dove si legge che:” il progetto da proporre ai sensi della L.R.14/09 dovrà essere redatto in conformità del Manuale del Restauro ecc.”
Ma stiamo scherzando?
Il restauro presuppone innanzitutto l’esistenza e la conservazione del manufatto. Una volta che lo si è abbattuto cosa vogliamo restaurare?.

Analizzando le posizioni tenute da alcuni comuni pugliesi nell’applicazione del piano casa si può notare che la maggior parte di essi, molto più sensibili e rispettosi della storia, ha semplicemente escluso, in linea con l’accordo di intesa, la sua applicazione in centro storico. Qualche altro l’ha applicato anche in zona A ma solo su fabbricati non più vecchi di 50 anni.
San Severo ,che da qualche anno si fregia del titolo di città d’arte, avrebbe dovuto avere più rispetto per la sua memoria storica, promuovendo operazioni di tutela e riuso anziché deliberare per distruggerla.
In conclusione, la delibera in questione , per i motivi anzi esposti rappresenta solo un ennesimo lasciapassare per la speculazione edilizia senza alcuna ricaduta positiva nei confronti degli abitanti , anzi, con ricadute tutte negative, visto che i progettati incrementi abitativi in centro storico comporteranno un aumento di auto e di traffico in zone fino a poco fa più tranquille .

 Ulteriori riflessioni del 18 marzo 2014
Alla luce degli interventi realizzati dopo l'applicazione della delibera comunale già citata non si può che concludere che a San Severo è stata perpetrata l'ennesima porcata urbanistica.
Il problema è che a San Severo ci vorrebbe un "Guariniello" per portare un pò di ordine in un campo come quello urbanistico.
Gli amministratori che all'epoca vararono la suddetta delibera dovrebbero avere qualche ripensamento per aver dato il via ad una attività edilizia totalmente illeggittima e per niente rispettosa delle leggi vigenti. Verrà il momento della scoperta della illegalità, ma sarà  tardi. La qualità del tessuto edilizio è stata ormai compromessa come la storia e la memoria del centro storico. Quello che non riesco a spiegarmi è  la disinvoltura dei tecnici che presentano i loro progetti pur sapendo di agire nella piena illegalità .
Solo a titolo di esempio riporto il terzo comma del'art.4 della Legge Regionale n.14 del 2009:

3. Gli interventi di ricostruzione devono essere realizzati nel rispetto delle altezze massime e delle distanze minime previste dagli strumenti urbanistici. In mancanza di specifica previsione in detti strumenti, si applicano altezze massime e distanze minime previste dal d.m. lavori pubblici 1444/1968.

Basta la lettura di questo comma per  capire che tutti gli interventi finora realizzati ricorrendo al "Piano Casa" sanseverese sono totalmente illeggittimi perchè la legge parla di ampliamento volumetrico ma non di incremento di altezze come finora è stato e sarà fatto in questa città.

Per comprendere ancora meglio l'errore compiuto dal Consiglio Comunale nell'aver varato la suddetta delibera è utile una lettura della Carta Urbana Europea secondo cui i centri storici appartengono al patrimonio urbano europeo

Carta urbana europea adottata il 18 marzo 1992 nella conferenza permanente dei poteri locali e regionali d’europa.

1) PRINCIPI
I centri delle città dovranno essere salvaguardati in quanto simboli del patrimonio storico e culturale europeo.
I centri storici europei, con i loro edifici, i loro spazi e i loro tracciati stradali, costituiscono una importante linea di collegamento tra passato, presente e futuro. Essi contengono preziosi elementi del patrimonio architettonico, sono la memoria della città e contribuiscono all’identità delle generazioni attuali e future; il loro ruolo è considerevole nella creazione di un sentimento comunitario e di solidarietà tra i popoli d’Europa.

Per risolvere i problemi dei centri storici occorre cercare un equilibrio delicato tra il loro carattere tradizionale (con molte diversificazioni) e le nuove funzioni oggi più esigenti in termini di spazi e di accessibilità. La capacità di inserire nuovi progetti nelle zone storiche è il compito fondamentale dell’architettura ; questo riguarda sia le città europee che quelle del resto del mondo.
La protezione del patrimonio storico è legata ad una particolare e più sensibile progettazione dei fabbricati da inserire nei centri urbani, senza per altro scoraggiare l’innovazione architettonica.
Anche l’attenzione del dettaglio può essere determinante nella creazione di un’appropriata forma urbana.

2) La creazione e la gestione degli spazi pubblici sono parte integrante dello sviluppo urbano

Il patrimonio architettonico delle città.
L’architettura  urbana è fondata su di un patrimonio i cui elementi, stratificandosi nel tempo, sono da considerarsi necessari per assicurare l’identità o la memoria della città.
Questo patrimonio può includere luoghi o siti, così come le costruzioni, in quanto prodotti dei suoi valori artistici e culturali.
Questo patrimonio è sovente completato da elementi aggiunti che rispondono a esigenze di mode o istanze, provvisorie o permanenti, i cui effetti durano poi a lungo.
Detto patrimonio (architettonico), costituisce una parte importante ed insostituibile del tessuto urbano, fondamentale per l’identità di una città e dei suoi abitanti. Esso trasmette alle generazioni future un sistema di riferimenti culturali, costituisce la mappa della storia e dell’avvenire comune d’Europa, e ne facilità la presa di coscienza.

Il patrimonio urbano comprende monumenti, agglomerati e luoghi, come precisato nell’art.1 della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio architettonico d’Europa.
Le testimonianze dell’industrializzazione formano un elemento particolare e spesso trascurato del patrimonio urbano: utensili, macchine, ponti, aeroporti, porti ecc.
Questo patrimonio è spesso minacciato per ignoranza, disaffezione e per ogni sorta di degrado.

Le collettività locali devono assumersi la responsabilità della loro protezione e sopravvivenza.
La struttura dei centri antichi e dei luoghi storici contribuisce all’equilibrio sociale. Nell’offrire le condizioni favorevoli allo sviluppo di una larga gamma di attività, le nostre città favoriscono l’integrazione sociale. La conservazione di un edificio antico può preservare e migliorare il carattere di un quartiere.

Principi.

1)      La conservazione del patrimonio urbano richiede un quadro normativo accuratamente elaborato.
Se è vero che i pubblici poteri sono responsabili della conservazione del patrimonio è anche vero che gli edifici da proteggere appartengono generalmente a privati.
Un quadro giuridico è necessario per regolamentare i diritti e i doveri di ciascuna delle parti e per appianare i conflitti, in modo da garantire l’effettiva protezione del patrimonio.
I pubblici poteri devono elaborare le procedure di sorveglianza e di autorizzazione necessarie per impedire che gli edifici o i quartieri protetti vengano sfigurati, degradati, alterati e, perfino demoliti.
Questo quadro normativo dovrà permettere ai pubblici poteri di esigere dal proprietario di un bene classificato come protetto, che proceda ai lavori di ristrutturazione proponendogli, ove possibile, l’apposito aiuto finanziario; di subentrare essi stessi nei lavori ove il proprietario receda e di essere in grado in tal caso, di acquisire il bene.

Il quadro normativo dovrà egualmente prevedere la realizzazione di un repertorio o di un inventario completo del patrimonio urbano con un’analisi esaustiva e storica degli elementi costitutivi della città. Questo inventario dovrà anche riportare i rischi che pesano sul patrimonio storico architettonico ed indicare la possibilità di una loro eventuale riconversione ( specie per il patrimonio industriale) in modo da informare i potenziali acquirenti; così come occorrerà individuare tutti quegli edifici, anche se nuovi, che nell’avvenire potranno far parte di questo patrimonio.

Il quadro normativo dovrà prevedere anche la formazione di zone di salvaguardia in cui le Amministrazioni potranno controllare e guidare la conservazione facendo ricorso ad artigiani qualificati, con l’uso di materiali tradizionali, i colori originari ,ecc.

2) La conservazione del patrimonio urbano richiede una politica di sensibilizzazione e di informazione
 
Un’adeguata protezione del patrimonio urbano non può essere attuata senza una progressiva presa di coscienza, da parte del pubblico in generale, e dai proprietari dei fabbricati vincolati in particolare, del valore del patrimonio stesso.
Ciò implica che si faccia ricorso alla moderne tecniche di comunicazione coinvolgendo particolarmente i giovani studenti. La gestione , la filosofia e le conoscenze relative al patrimonio, dovranno uscire dalla cerchia ristretta di architetti, archeologi e storici, compresi gli urbanisti, i politici ed anche gli agenti immobiliari.
Il lavoro dei volontari ed i cantieri assistiti non sono solo dei mezzi pratici di aiuto alla conservazione ma avranno ripercussioni molto positive nella didattica.

3)I meccanismi finanziari e la formazione di apposite associazioni, spesso innovative, sono indispensabili.

La conservazione del patrimonio urbano comporta un impegno finanziario notevole, non solo per  gli stessi edifici, quanto per  la realizzazione dei servizi amministrativi necessari alla realizzazione delle politiche nazionali, regionali e locali per la protezione del patrimonio. Vista la generale insufficienza dei bilanci pubblici, per finanziare queste attività è necessaria l’associazione di settori privati oltre che incentivare i proprietari: disponendo sgravi fiscali per incoraggiare il restauro piuttosto che la demolizione; applicando tassi d’interesse differenziati; vendite con sconti ai privati a condizione di eseguire il restauro completo; prestiti a lungo termine; creazione di fondi per il restauro del patrimonio; ricorso a fondi di rotazione, patrocini e sponsor.

4)  La continuità e talvolta la rinascita di antichi mestieri e tecniche specialistiche sono essenziali.

La formazione di specialisti nella conservazione del patrimonio interessa tre grandi categorie di persone:
a)      i giovani che vorranno dedicarsi all’artigianato.
b)      gli artigiani che desiderano riciclarsi o specializzarsi.
c)      Gli artigiani già specializzati che vorranno perfezionarsi.

Queste differenti necessità richiedono specifici livelli di formazione.
La formazione dovrà offrire prospettive di carriera e crescita sociale, elementi essenziali per la rivalutazione del mestiere di artigiano.

5) Il patrimonio urbano deve partecipare alla vita contemporanea integrandosi, in quanto elemento esenziale, in una pianificazione globale.

Il principio informatore della conservazione integrale è di considerare la protezione e la conservazione del patrimonio urbano come uno degli obiettivi essenziali della pianificazione.
I programmi di conservazione dovranno dunque avere come fondamento un approccio globale. I gruppi incaricati della conservazione del patrimonio dovranno essere pluridisciplinari e dovranno collaborare strettamente con i settori dello sviluppo economico, culturale, residenziale, dell’ambiente ecc…
Bisogna fare molta attenzione per evitare che la città diventi un museo all’aperto. Il restauro deve permettere ai fabbricati di poter accogliere le funzioni contemporanee.
 Sarà compito delle pubbliche amministrazioni di favorire la nascita di condizioni che consentano il reperimento di fondi per la conservazione del patrimonio urbano, una volta che è stato restaurato.

6) Lo sviluppo economico può essere incentivato dalla conservazione del patrimonio urbano.

La conservazione del patrimonio urbano va spesso di pari passo con la ripresa economica della città. Questa accresce il suo interesse, tanto per i turisti che per il mondo degli affari.
La riconversione delle costruzioni e, segnatamente del patrimonio industriale, valida sul piano economico, permetterà di disporre di case, alberghi, uffici, sedi di imprese ecc..-
I lavori di conservazione richiederanno molta mano d’opera e costituiranno una soluzione contro la disoccupazione. Inoltre, permetteranno ugualmente di realizzare un risparmio di energie, materie prime e infrastrutture.

La casa

Le città hanno da tempo attirato persone e gruppi, alla ricerca di riparo in un “villaggio” di cui le case hanno sempre costituito il cuore.
L’accesso e il diritto alla casa sono previsti nell’art. 5 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
La casa è lo spazio personale dell’individuo, il luogo in rapporto al quale si identifica la sua esistenza urbana; è anche la cellula base della comunità locale.
La casa occupa generalmente il posto più importante nei bilanci familiari, e il parco alloggi occupa la maggior parte dello spazio costruito della città.
Essa costituisce, con il lavoro, il tempo libero ed il trasporto, una delle più importanti funzioni della vita cittadina. Essa gioca un ruolo determinante nella realizzazione di un ambiente sano, sicuro, tranquillo, gradevole e motivante. Diversamente, potrà contribuire all’insicurezza, alla violenza, alla segregazione, all’intolleranza ed al razzismo.
( questo estratto dalla carta urbana europea è stato tradotto alla lettera dal testo in francese, la versione italiana è un pò rozza per quel che riguarda la sintassi, ma, fortunatamente, chiara per i contenuti)- nota personale- 
Piccola citazione da Aristotele per capire che dopo poco più di duemila anni poco è cambiato:
"..tutti i principi dell'arte urbanistica si riassumono nell'idea che una città deve offrire ai suoi abitanti, sicurezza e, insieme, felicità e bellezza."




finalmente..... il nuovo PUG

Dopo circa un quarto di secolo , con delibera di consiglio comunale n.33 in data 03/11/2015, è stato approvato il PUG   .
Confesso che, nel 1995 mi ero prestato alla politica accettando la nomina di assessore all'urbanistica, con la speranza di far approvare il piano regolatore per la cui redazione era stato incaricato nel 1991 lo studio BENEVOLO di Cellatica (Brescia). 
Ho sempre creduto nell'urbanistica, quella vera, dove al centro di ogni interesse tecnico e politico  si trovava la qualità della vita dei cittadini di ogni età ed estrazione sociale. Purtroppo mi sono accorto che non era così. 
Sono convinto che nessuna amministrazione di San Severo abbia avuto interesse , se non a chiacchiere, per la qualità della vita dei cittadini. I cittadini , da parte loro, non hanno mai preteso politiche tese al miglioramento del vivere sociale. Tutti alla ricerca di espedienti per realizzare  qualche metro cubo in più rispetto al dovuto, favorendo così la nascita di una generazione di tecnici bravissimi , debbo dire, ad inventarsi formule tanto elaborate quanto disoneste,  sotto gli occhicompiaciuti e compiacenti delle amministrazioni , non una esclusa, in grado di garantire alla committenza il raggiungimento della cubatura extra lege.
Tanto è vero che, con una delibera tanto funambolica quanto illeggittima ( secondo il mio punto di vista) nel settembre del 2009 , dall'allora vigente Amministrazione , fu applicato il PIANO CASA anche ( e soprattutto) nel centro storico, nonostante qualche anno prima San Severo fosse stata insignita del titolo di città d'arte per le bellezze del suo centro storico.
Dopo sei anni di applicazione del piano casa nel centro storico con le devastazioni effettuate ed ancora in atto, viene approvato il PUG dove (udite..udite) il centro storico è stata considerata zona da tutelare, con vincoli che non ho trovato neanche nelle migliori città d'arte.
Non conosco ancora il contenuto della tanto attesa programmazione strutturale, ma, ormai per l'età, dati i tempi lunghi che l'urbanistica comporta, non mi può importare di meno.
Quello che mi amareggia è l'inutile perdita di tempo per la redazione di un piano che poteva  essere completata, avendone l'effettiva volontà, al massimo in un paio di anni. 
Anche il piano particolareggiato del centro storico, a mio parere , poteva essere approvato prima delle lungaggini che ha incontrato l'approvazione dell'attuale PUG.

Esaminando le tavole programmatiche del PUG relative al centro storico, esattamente la tavola C4.3 bis ho trovato una serie di inesattezze, di errori che a mio parere la rendono praticamente inutilizzabile in quanto quello che vi è riportato , non corrisponde alla effettiva situazione dei luoghi.

   
 Le bozze dello studio BENEVOLO erano molto più comprensibili, limitandosi a riportare gli edifici storici vincolati dalla Soprintendenza ai monumenti e apponendo il vincolo di facciata ai fabbricati con caratteristiche storico architettoniche tali da essere conservate e tramandate.
Invece nelle norme di attuazione , cambia notevolmente il peso degli interventi a seconda che il fabbricato sia stato inserito nella categoria "palazzo" o, "casa di aggregazione".
Siamo alle solite.
Dopo anni di prostituzione urbanistica si va alla ricerca della verginità perduta ergendo dei paletti a mio parere insormontabili a chi cerca di riportare nuova vita nel centro storico  ripristinando fabbriche abbandonate o cadenti.
Se l'amministrazione comunale aveva veramente a cuore le sorti del centro storico, come riportato nelle norme programmatiche del piano approvato, poteva anche evitare in questa zona l'applicazione scriteriata del piano casa come invece è stato fatto.
Parliamoci chiaro,  buona parte del centro storico è stata distrutta per un eccesso di favore verso il mattone, con la scusante del rilancio del settore.
Ora quello che si pretende di conservare, nella gran parte dei casi non esiste più .

Molti dei fabbricati riportati come palazzi nella tavola citata e quindi, soggetti ad una particolare tutela spinta fino all'intoccabilità ed al ripristino degli infissi interni con la ferramenta originale...  , oggi risultano totalmente modificati in quanto svuotati e trasformati in condomini, qualcuno in centro commerciale, qualche altro, grazie al Piano Casa 2009, non esiste più. E ora si pretende di conservare la ferramenta dei balconi, gli infissi interni , ma per quale motivo!. Una sensibilità adeguata andava coltivata progressivamente negli anni , sia negli uffici comunale che presso i tecnici e non imposta all'improvviso con la mannaia.
 Alla cresciuta mancanza di sensibiltà della committenza, dei tecnici e delle imprese non si può supplire con norme inderogabili che hanno la stessa funzione del letto di Procuste.
 Il nostro centro storico è da considerare un paesaggio consolidato, la memoria della città,ci sono delle emergenze, dei profili, che da soli caratterizzano una zona, un quartiere, una città. L'importante è non alterare il paesaggio che appartiene alla memoria collettiva.
A mio parere, più che suddividere il centro in palazzi(da non toccare in toto), in palazzotti (da toccare con cautela) e chi più ne ha più ne metta, andavano studiate le facciate , gli slarghi, le piazzette, strada per strada evidenziando i punti focali , quelli ad alta riconoscibilità, e le zone più amorfe , imponendo il rispetto per i rapporti dimensionali e i profili verso il cielo. 
Nei piani particolareggiati delle vere città d'arte ho visto disegnare tutte le facciate storiche con le loro caratteristiche dimensionali e la loro evoluzioni nel tempo. Qui da noi basta un retino colorato su una planimetria (una volta questi si adoperavano), per risolvere il problema, e per condizionare il destino della gente.