Torchi oleari

 

Base di torchio in via E. De Troia, dopo una ripulitura sommaria


Durante l'esercitazione di un corso post-diploma (1996) avente per  oggetto la valorizzazione del centro storico, con gli iscritti scendemmo in un locale con ingresso su via E. De Troia. Il locale era adibito a magazzino dei carrelli dei netturbini ed era conosciuto con il nome di "spazzamento". Dalla porta d'ingresso, dopo una rampa in discesa si arrivò in un grande locale, con volta a botte in mattoni, pavimentato in terra battuta. Strani affioramenti in pietra dal terreno mi incuriosirono, per cui procedemmo, con mezzi di fortuna , ad effettuare una ripulitura sommaria della superficie. Vennero fuori le basi in pietra di un torchio oleario con i fori di innesto degli "arbores" che venivano fissati sotto la pietra passando sotto una piccola cavità (infernum). Le basi di torchio dovevano trovarsi a filo di terreno, il lato verso il muro da cui distavano poco più di un metro presentava una scanalatura. Si  pensò che dopo la molitura , la trincea tra i blocchi ed il muro venisse chiusa con assi di legno in modo da poter usare il locale per altri usi.
Nel grosso ambiente di ingresso  contammo  tre basi di torchio, mentre in un locale adiacente, a pianta quadrata con volta a crociera, avveniva la molitura, con un basamento circolare rialzato formato da elementi di pietra a settore di cerchio ed una macina soprastante. Durante gli scavi successivi vennero fuori degli elementi a vite realizzati in legno.


schema di torchio oleario a vite  e macina azionata da animali

Cantina Mascia, con ingresso da vico Seminario n.5



palazzo Mascia ad angolo tra via Daunia e via Soccorso. Il complesso edilizio occupa un intero isolato di circa duemilacinquecento metri quadri e nel suo sviluppo storico ha inglobato una gran quantità di abitazioni minime, un paio di residenze più grandi, e molto probabilmente una piccola torre in un angolo. La parte retrostante di questo isolato, tra vico Seminario e vico santa Maria conserva ancora le casette con il tetto a due falde. Prima della costruzione del "palazzo" l’isolato era costituito da un trappeto seminterrato al centro della corte, circondato da case con il tetto a doppia falda. Ho avuto modo di eseguire il rilievo di una di queste case il cui ingresso è ora murato per motivi di sicurezza. Il piano terra era riservato al ricovero degli animali e a deposito. L’abitazione, al primo piano era raggiungibile da una scala in muratura che dall’esterno portava direttamente in una grande camera con camino, un secondo ambiente aveva un grande camino ricavato direttamente nello spessore della muratura . Una porta consentiva la discesa verso un giardino interno. La costruzione del palazzo come oggi lo vediamo comportò la chiusura di tutti i vani d’accesso verso il giardino; in tal modo i vani interni divennero ciechi. 
Planimetria in cui è riportata la cantina. In particolare si nota il foro grande nella volta a crociera, ridotto a botola dopo aver completato la discesa delle botti.

planimetria del piano terra , del piano mezzanino e del vano adibito a trappeto

base di torchio in pietra calcarea nella cantina di palazzo Tura, poi Carafa in via V. Emanuele
Torchio di palazzo Tura in via V.Emanuele. Sotto la base si nota la botola che apre su di un'altra cantina , raggiungibile da una scala a lato.