martedì 23 aprile 2013

Idee di carta

Idee rimaste sulla carta, trascurate perchè ritenute ovvie o troppo dirompenti , spesso fastidiose perchè d'intralcio a programmi precostituiti.
Una per tutte
La trasformazione dell'ex convento di san Sebastiano in biblioteca.
Il luogo era l'ideale :di proprietà del Comune ,ossia appartenente a tutta la popolazione, locali a piano terra quindi senza barriere architettoniche, con doppia uscita , dotato di spazi aperti con la possibilità di organizzare eventi all'esterno , oltre che creare ex novo dei contenitori adatti alla conservazione e all'archiviazione del materiale librario.
Troppo semplice, troppo a portata di mano. Infatti alle prime avvisaglie delle potenzialità racchiuse in questo sito dalla chiesa adiacente fu sfondato un muro , annettendo i locali di quella che fu una volta la vecchia scuola media Palmieri.
Tutto con la passiva complicità del Comune.
E cosi, quella che poteva essere una idea perseguibile , per la sua semplicità, è svanita.
Per molti il concetto di biblioteca è semplice, quattro scaffali pieni di libri ed il tavolo al centro.Le cose sono ben diverse in quanto la conservazione dei volumi comporta l'adozione di metodiche costruttive ben precise. I libri pesano e bruciano facilmente. Occorre tenere presente queste particolarità nel dimensionamento delle strutture e dell'involucro del deposito. 
La biblioteca deve essere caratterizzata da un'ampia flessibilità funzionale. La sala lettura caratterizzata da luce mediata dal portico verso lo spazio aperto e da luce dall'alto avrebbe offerto le condizioni migliori per la lettura , prestandosi anche a funzionare come sala conferenze.
Il monastero (corpo A) da restaurare avrebbe restituito la memoria del luogo, con servizi, direzione e salette riservate per la consultazione di edizioni riservate e per riunioni. Infine lo spazio aperto  su cui affacciavano il corpo antico, la sala lettura e l'archivio si prestava all'esecuzione di spettacoli all'aperto , il tutto in piena sicurezza per la presenza di vie di esodo verso le pubbliche vie.



 Planimetria del lotto: convento costituito da piano terra e primo piano con cortiletto interno, alle spalle uno spiazzo parzialmente occupato da baracche . Ingresso del convento da via F. D'Alfonso, ingresso dello spazio aperto da via Roseti.

 L'idea era di restaurare i due piani del convento per reception e uffici (corpo A) di mq.770 , nello spazio aperto invece avrebbe trovato posto (corpo B) una grande sala (mq.120) per la lettura , al piano superiore di questa una galleria per la comunicazione dinamica tra uffici e il volume di quattro piani (corpo C) di cui uno interrato per gli impianti e i tre fuori terra per archivio e deposito materiale librario (mq. 950). La copertura del corpo B sarebbe stata predisposta per l'istallazione di pannelli fotovoltaici. La suddivisione netta dei tre corpi risponde a criteri di sicurezza in caso di incendio.Il particolare il volume contenitore , per rispondere ai criteri costruttivi imposti dall'uso dei gas inerti in caso di incendio sarebbe stato dotato di infissi a tenuta ermetica e di impianti per garantire il microclima ideale per la conservazione di edizioni pregiate e antiche.



L'idea della biblioteca  è rimasta , ovviamente, sulla carta . Però qualcosa si è mosso subito dopo la presentazione simbolica del progetto al sindaco Savino (riportata su L'ATTACCO del 7 ottobre 2009). La diocesi, con metodi già sperimentati nel passato, ha sfondato la parete a sinistra della chiesa e ha occupato un vecchia aula abbandonata, chiamandola "la camera del dolore" , in quanto accoglie i parenti per l'ultimo saluto ai defunti. 
Mi chiedo solo se l'apertura nel muro portante sia stata praticata seguendo la prassi consueta e cioè: progetto al Comune, parere della Soprintendenza ai Monumenti ( le chiese più vecchie di 50 anni vanno automaticamente in autotutela ), nulla osta del Genio Civile ai calcoli statici.. E poi, il convento di san Sebastiano, non era di proprietà del Comune e quindi di tutti?. Non sarà il caso di fare chiarezza sulla sua effettiva appartenenza, vista la grandezza della superficie dell'antico complesso monastico, compreso lo spazio aperto inedificato,  e delle sue potenzialità edificatorie?

7ottobre 2009 L'ATTACCO





La Piazzetta coperta

Opera giovanile dell'ing. Aldo Gervasio, fu edificata a metà degli anni 30 sull'area dell'antico sagrato della chiesa di san Giovanni Battista. Anche in questo caso fu lanciata un'idea provocatoria Il progetto avrebbe dovuto chiamarsi "PIAZZA PULITA" poichè prevedeva l'eliminazione in toto del manufatto e la restituzione dell'antica piazza . Poi, con un'atto coraggiosissimo da parte della chiesa, si sarebbe potuto ripristinare il vecchio ingresso della chiesa verso ovest, dove era ubicato dalle origini fino al 1744, anno in cui fu spostato su via santa Lucia per motivi di comodità. In pratica, il sagrato di una chiesa attestata sin dal 1020 circa, dopo poco più di 700 anni fu abbandonato perchè l'ingresso antico affacciava sui ruderi del castello e su quello che rimaneva del fossato. E così, "per comodità" l'ingresso spostato su di una stradina stretta come è via santa Lucia è stato da 270 anni fonte di disagio per tutti quei riti che comportavano la presenza di folla davanti alla chiesa. Le scelte urbanistiche , per le loro ricadute sulla collettività, devono essere ponderate , proiettate nel futuro e mai dettate da sistuazioni contingenti o, peggio, per fare un favore a qualcuno.



Una soluzione alternativa alla "piazza pulita" poteva essere il tagliodel capannone posteriore , in modo da restituire la dimensione di una piazza anche se di formato ridotto. La parte interrata poteva essere allargata in modo da rendere visibile il fossato, l'esterno del castello e di parte del vecchio ingresso della chiesa di san Giovanni, compreso il sotterraneo sotto di questo.